Il Principe azzurro, una proiezione dell’Animus
Il Principe azzurro, una proiezione dell’Animus
di Pier Pietro Brunelli. Prosegue l’analisi della coppia e dei suoi problemi collegati all’archetipo dell’Animus femminile e dell’Anima maschile
Anche nelle dinamiche narcisistiche di coppia sono leggibili intrecci disturbanti tra complessi di Anima e di Animus. In effetti l’Animus femminile può subire o esercitare una seduzione narcisistica, quindi falsata, manipolatoria, destabilizzante, a seconda di come abbia introiettato la figura paterna e in generale l’immagine del maschile a livello ambientale (fratelli, parenti, insegnanti, compagni di scuola) e a livello psico-culturale (religione e narrazioni dell’immaginario).
L’Animus, nella misura in cui è turbato e involuto può invece condizionare la donna ad esercitare una seduzione narcisistica per affermare il proprio potere sul maschile, tenendolo legato a sé per dominarlo e sfruttarlo; oppure al contrario, può lasciarsi incastrare da seduzioni dongiovannesche e da altre perversioni sentimentali e/o sessuali. In quest’ultimo caso è come se una donna, inconsciamente, cercasse di risolvere un ‘complesso dell’Animus’ nella maniera sbagliata, proiettandolo su un uomo che si vorrebbe trasformare, quando invece la trasformazione auspicabile e necessaria dovrebbe riguardare se stessa.
Anche gli uomini ovviamente, proiettano il loro ‘complesso di Anima’ femminile su donne ‘sbagliate’: questi uomini non troveranno mai la donna giusta fino a quando non avranno risolto il complesso dentro sé stessi; nel frattempo sviluppano la credenza che le donne siano tutte cattive o irraggiungibili o solo da usare o subire…
L’incontrarsi di proiezioni problematiche di Anima e Animus può provocare quindi una miscela esplosiva, tuttavia nella misura in cui ciascun partner ha svolto un sufficiente lavoro psicologico e animico su se stesso, anche le alchimie di coppia più turbolente possono diventare una sfida e un’occasione di crescita.
Animus e principi azzurri diabolici e problematici
L’Animus femminile può essere idealizzato nelle vesti del Principe Azzurro, declinato in innumerevoli versioni più o meno eroiche e rampanti. A volte può trattarsi anche di un Principe Azzurro in difficoltà, bisognoso di una fata o di una principessa capace di salvarlo con il suo amore. Spesso si tratta di un maschio alquanto inaffidabile, una sorta di Peter Pan capace di rivestire i fantomatici panni del Principe azzurro (per lo meno agli occhi, ovvero per un certo tipo di Animus che non ci vede bene…).
Potrebbe trattarsi ancora una volta di un uomo anaffettivo, o affettivamente confuso, filofobico (pauroso cioè della relazione) e con tratti più o meno accentuati di personalità narcisista e finanche mitomanica. Un tale soggetto può essere idealizzato da una donna sognatrice e che non conosce abbastanza il proprio Animus e che quindi può esserne soggiogata, incastrandosi in una relazione negativa, fino a destabilizzare la propria autostima e la fiducia di poter amare ed essere riamata.
Il Principe azzurro ideale
Nell’immaginario e nell’inconscio femminile può essere letto come una figura di Animus che nel “processo di individuazione” dovrebbe condurre ad un viaggio maturativo e animico verso il “Sé” (‘archetipo della centralità’ nei termini di Jung). Ma ciò va letto nel senso che la donna, prima di poter incontrare un compagno soddisfacente, dovrebbe incontrare il suo Principe azzurro interiore, e quindi avvicinarsi al proprio Sé, al suo centro. Ciò non vuol dire che il Principe azzurro, quello ‘interiore’ e quello ‘esteriore’, debbano risultare perfetti, ma che – con tutti i pregi e i difetti di entrambi – l’incontro possa risultare sufficientemente buono per una reciprocità amorosa, laddove anche le ambivalenze le negatività possano risultare negoziabili, tollerabili e perdonabili.
Luci e ombre della proiezione animica
D’altra parte l’Animus disequilibrato – con le sue parti non sufficientemente elaborate e in Ombra – oltre a tendere a proiezioni amorose su uomini ‘sbagliati’, induce di conseguenza a non vedere e sentire quelli sufficientemente giusti.
Se il Principe Azzurro diventa un’idealizzazione esaltata quanto fuorviante, lo diventano anche le smitizzazioni opposte, ossia quelle svalutative: ‘gli uomini sono tutti uguali’; ‘di nessuno di loro ci si può fidare’; ‘non hanno sensibilità; ‘gli interessa solo il sesso’, ‘sono tutti prepotenti’, e così via…
Spesso le donne con un Animus idealizzato in modo troppo positivo o troppo svalutativo, finiscono per innamorarsi proprio di un uomo incompatibile o inaffidabile, dal momento che viene a mancare la capacità di conciliare luci ed ombre.
La coppia è un laboratorio nel quale esiste anche la negatività, e quindi la conflittualità, le incomprensioni, la rabbia, le delusioni. Tuttavia occorre raccogliere la sfida non solo come confronto e /o scontro tra i partner, ma come possibilità di lavorare su sé stessi, sulla propria Ombra, ed orientare Anima e Animus in modo evolutivo e generativo.
La terapia dell’Amore celeste
Lavorare in modo terapeutico e spirituale sul proprio Animus, così come sulla propria Anima, vuol dire scoprire la loro funzione, non tanto e non solo in termini di innamoramento di un partner, ma anche in termini di ‘viaggio verso il Sé’ per attingere alle fonti spirituali e celesti dell’amore universale.
Il Sé, l’archetipo junghiano che trascende i limiti dell’Io e si apre al cosmo e all’inconscio collettivo, nel quale l’individuo è carnalmente e psichicamente immerso, richiede una speciale funzione trascendente (Jung) dell’Anima e dell’Animus, in assenza o in carenza della quale si cade preda dell’Ombra, e quindi di complessi più o meno dolorosi e disturbanti.
Una relazione amorosa è generativa e accrescitiva quando Anima e Animus preservano la coscienza di partecipare ad un mistero che supera i limiti della coscienza egoica e apre la vita ad una poeticità e ad una spiritualità che superano le tendenze e le tentazioni regressive dell’amore, egoistiche e puramente materiali. Non si può stare bene insieme nella coppia e nel mondo se si pensa soltanto al proprio bene egoistico. La coppia sta bene quando sente di voler fare il proprio meglio per fare bene anche al mondo e quindi all’Anima Mundi (Hillman). Perciò i poeti e i maestri del cuore di ogni insegnamento spirituale ci trasmettono che l’Amore è in grado di evocare forze altrimenti inconoscibili che ci permettono di gettare ponti tra finito ed infinito, tra attimi sfuggenti ed eternità.
Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore
Cantico dei Cantici 8:6-7
L’amore totale di Dante e Beatrice
Si pensi al magniloquente esempio di amore animico, carnale e spirituale della relazione mistica ed erotica tra Dante e Beatrice. Nell’Anima e nell’Animus di ogni coppia che vuole ricercare il più possibile la sua armonizzazione e il suo senso ultimo, dovrebbero poter riverberare – almeno un po’ – in modo immaginale, sognante e poetico, le eterne figure di Dante e Beatrice. Tuttavia, come insegna il mitico racconto di Eros e Psyche, non solo le gioie ma anche le sofferenze amorose servono ad aprirsi e ad interrogarsi sul senso ultimo della vita, che secondo Hillman consiste nella mission di “fare anima”, cioè ciò che, nel bene e nel male ci rende umanamente semidivini.
Dunque, le crisi e le traumaticità amorose, possono farci soccombere quanto più si resta inchiodati alle reciproche accuse e colpevolizzazioni, oppure possono offrirci una sfida spirituale, elaborativa e maturativa per riarmonizzare nel profondo i nostri complessi animici. In tal senso gioie e dolori della vita amorosa esortano a ricercare la via maestra affinché Anima e Animus, possano incontrare non solo l’amore terrestre, ma anche quello celeste e così aprire il Sé ad una ricerca energetica, esistenziale e spirituale che non riguarda solo la relazione egoica con il partner, ma anche quella con il mistero di Essere nell’Universo.
Nota professionale di ricerca
Nella mia pratica di psicoterapeuta ho seguito e seguo molte coppie, o casi individuali ove le problematiche e le crisi raggiungono livelli strazianti, o comunque assai logoranti. Ho avuto modo quindi di constatare come le sofferenze nella coppia possano essere attenuate e risolte solo a patto che si effettui un lavoro conoscitivo individuale, volto ad elaborare i propri complessi animici, per quanto sia anche necessario lavorare sulla comprensione delle ‘responsabilità psicologiche e morali’ del partner.